Armonia Jazz
Enviado por manuelmc2 • 22 de Junio de 2012 • 27.171 Palabras (109 Páginas) • 797 Visitas
- Innanzitutto mi presento
- Tonale e modale
- Che cos'è un voicing?
- Il fraseggio (pronuncia e ritmica)
- L'importanza del repertorio
- Cos'è un II-V-I, voicings su II-V-I
- Cos'è un pattern?
- Il modo dorico
- Il modo lidio
- Cos'è una struttura
- Voicings per accompagnare
- Il blues, la scala blues...
- Il blues di Parker
- Il blues minore
- Il blues di Coltrane
- Forme singolari di Blues
- Tecniche modali sul Blues
- Bud Powell voicings
- Armon. scala Magg. e Min. naturale
- Armon. scale Min. melodica e armonica
- Dominanti secondarie
- Sostituzioni armoniche I
- Sostituzioni armoniche II
- Sostituzioni armoniche III
- I Turnaround
- Rhythm Changes (Anatole)
- Il modo eolio
- Il modo misolidio NEW!
Antonella Barletta:
- Introduzione e obiettivi delle lezioni
- Impostazione del corpo e delle mani
Massimo Colombo:
- Studio N° 2 (21 studi op. 66)
- Studio N° 13 (21 studi op. 66) NEW!
Innanzitutto mi presento
di Marco Di Battista
mdibattista@jazzitalia.net
Quando sono stato contattato dal webmaster di jazzitalia.net, pensavo, per il solito gioco del destino, che le mie generalità fossero state di nuovo confuse per quelle più illustri dell'omonimo sassofonista. Pertanto, mi sono accinto a inviare la "consueta" e-mail nella quale spiegavo di non essere Stefano Di Battista e di essere un pianista ringraziando, comunque, per la cortesia con la quale lo staff di Jazzitalia si era espresso nei miei confronti.
Con sommo sbigottimento la risposta del webmaster , perentoriamente, mi rassicurava che non c'era errore e che si augurava che fra di noi si instaurasse una proficua collaborazione. A seguito di questa comunicazione eccomi qui!
Insegno piano jazz e musica d'insieme presso l'Accademia Musicale Pescarese e in diverse scuole civiche, gestisco un sito nel quale si trattano argomenti prettamente didattici esclusivi per "Piano jazz, ahh! ... Dimenticavo sono anche un musicista militante.
Da sempre mi sono chiesto come poter realizzare un programma organico per piano jazz, che permettesse di raggiungere degli obiettivi concreti. La mia esperienza da allievo mi ha fatto prendere coscienza che non basta che ti insegnino le scale per essere un ottimo improvvisatore o, gli arcani che dominano l'armonia per essere un grande compositore. Molti argomenti di studio mi sono stati propinati a compartimenti stagni, senza una filologia storica che li legasse: "Oggi si studiano le scale, domani i Coltrane changes, dopodomani lo stride piano, venerdì le sovrastrutture, sabato il blues rurale...".
Vivendo questo disagio ho pensato che se un giorno fossi passato dall'altra parte della barricata, mi sarei impegnato a realizzare un percorso didattico che miscelasse teoria, storia, brani, ascolto, studio, in maniera coordinata. Ci sono riuscito...?
In questa sezione del sito, gentilmente concessami, cercheremo di affrontare il piano jazz considerando non solo l'aspetto tecnico, ma tenendo conto anche dell'approccio psicologico all'improvvisazione.
Cercheremo di analizzare le difficoltà che si incontrano quando ci accingiamo ad affrontare una performance da soli o in relazione con altri musicisti; tenteremo di intraprendere metodiche di studio proficue.
Gli argomenti tecnici, per espressa richiesta del webmaster, sono in forma di "pillole", per gli approfondimenti vi rimando alla consultazione del mio sito http://members.xoom.it/jconvention sezione: "piano jazz".
Ho tracciato in forma panoramica le linee guida che questa sezione seguirà, mi auguro che sintonizzandoci insieme su questa lunghezza d'onda, fra di noi si instauri un mutuo scambio di opinioni che implementi e arricchisca di nuovi e interessanti contenuti queste pagine. Voglio ringraziarvi in anticipo per la fiducia che spero mi accorderete.
Lezione 1: Tonale e modale
Iniziamo con la prima "compressa" , buona digestione.
Nello studio della musica jazz, prima o poi, è inevitabile che ci si chieda se ci sono delle differenze, delle discriminanti, dei punti in comune tra il sistema armonico tonale e quello modale.
Poiché questo dubbio sorge spontaneo e abbastanza prematuramente, è importante cercare, sin da subito, di rilevare le distinzioni più evidenti. In questa fase alcune delle affermazioni che faremo potrebbero non del tutto essere comprese; stiamo cercando di comunicare un concetto che solo l'esperienza musicale attiva, lo studio, l'ascolto rendono reale.
Il sistema tonale e il modale, pur essendo due ambiti armonici profondamente diversi, sono legati biunivocamente; in parole povere il modale viene originato dal tonale (le scale modali si formano sui gradi delle scale maggiori, minori e non solo). Il sistema tonale si basa sul rapporto che sussiste tra l'accordo di settima di dominante V7, generato dall'armonizzazione a quattro suoni delle scale maggiori e di due minori (esclusa la minore naturale), e l'accordo costruito sulla tonica delle stesse; tale accordo può essere di Imaj7 per la maggiore, di I-maj7 per le minori melodica e armonica.
In pratica l'accordo di dominante tende a risolvere su un accordo di primo grado; questo accade perché al suo interno risiede fra il terzo e settimo grado un intervallo instabile formato da tre toni interi. Gli accordi, nel tonale, vengono realizzati "accatastando" le voci a distanza di terza. Quando si improvvisa bisogna fare attenzione ai "cattivi incontri"; alcune note della scala possono essere poco "gradevoli" se si sovrappongono ad alcune voci dell'accordo; queste note prendono il nome di "note da evitare".
Tra gli accordi e la scala sussiste un legame; nel tonale una singola scala può essere utilizzata per realizzare una melodia su una progressione di più accordi (scala di Bb maggiore su una successione: Cm7 | F7 | Bbmaj7 | Ebmaj7 ). Nel modale non ci sono note da evitare, gli accordi vengono costruiti sommando verticalmente intervalli di quarta giusta, di quinta giusta, di quarta giusta + seconda maggiore etc., ogni accordo instaura una relazione privilegiata con una sola ed unica scala (Dm7b9/b13 => scala frigia).
Mi rendo conto che quanto scritto non ha di certo diradato i vostri dubbi, soprattutto se oltre ad essere dei musicisti siete anche degli attenti ascoltatori. Un esempio per tutti, Bill Evans,
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