San Pancrazio
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San Pancrazio
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San Pancrazio
San Pancrazio, particolare di un dipinto del Guercino, 1616 circa
Martire
Nascita Sinnada (Frigia), 289
Morte Via Aurelia (Roma), 304
Venerato da
Chiesa cattolica, Chiesa ortodossa
Santuario principale Basilica di San Pancrazio, Roma
Ricorrenza 12 maggio
Attributi rappresentato come un giovane o nelle vesti di soldato; suo emblema è la palma
Patrono di
vedi Patronati; bambini; invocato contro i crampi, mal di testa, e le false testimonianze
San Pancrazio (289 – Roma, 12 maggio 304) è stato un giovane cristiano martirizzato all'età di quattordici anni, a Roma sulla via Aurelia, sotto l'impero di Diocleziano; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa.
San Pancrazio è uno dei cosiddetti Santi di ghiaccio, con San Servazio, San Mamerto e San Bonifacio di Tarso.
Agiografia [modifica]
Pancrazio nacque verso la fine dell'anno 289 a Sinnada, cittadina della Frigia, provincia consolare dell'Asia Minore. I suoi ricchi genitori erano di origine romana: Ciriada, la madre, morì nel parto, e Cleonia, il padre, lo lasciò orfano all'età di otto anni. Cleonia morendo, affidò Pancrazio allo zio Dionisio, pregandolo di curarne l'educazione e l'amministrazione dei beni.
Entrambi, Pancrazio e Dionisio, vennero a Roma per abitare nella loro villa patrizia sul Monte Celio. Presto incontrarono la comunità cristiana di Roma e chiesero di essere iniziati alla fede cristiana. La scoperta di Dio e di Cristo infiammò talmente il cuore del giovane e dello zio da chiedere in breve tempo i sacramenti del battesimo e dell'eucaristia.
Scoppiò nel frattempo la persecuzione di Diocleziano, rivelatasi ben presto la più atroce di tutte le precedenti sopportate dai cristiani. Era l'anno 303 e il terrore della persecuzione, iniziata nelle province dell'impero romano, arrivò anche a Roma, falciando inesorabilmente ogni persona che avesse negato l'incenso agli dèi romani o allo stesso imperatore.
Anche Pancrazio fu chiamato a sacrificare, per esprimere la sua fedeltà a Diocleziano, ma, dietro il suo costante rifiuto, fu condotto davanti allo stesso imperatore per essere giudicato. Diocleziano, sorpreso "dall'avvenenza giovanile e bellezza di lui, adoperò ogni arte di promesse e minacce per fargli abbandonare la fede di Gesù Cristo" (da un manoscritto dell'epoca).[1] La costanza della fede di Pancrazio meravigliò Diocleziano e tutti i suoi cortigiani presenti all'interrogatorio, suscitando nello stesso tempo lo sdegno dell'imperatore, che
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